L' uomo diverso

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Dan_94
view post Posted on 9/7/2010, 20:36




L' uomo diverso


Vivevo lontano da Milano da 5 anni. Da quando, dopo essermi sposato, avevo deciso di trasferirmi a Trieste con mia moglie. Ci tornavo solo occasionalmente, e quasi sempre per lavoro. Quando accadeva, ne approfittavo per rivedere le persone con le quali avevo mantenuto i contatti. Serena era una di quelle. Ci eravamo conosciuti alle scuole superiori e da subito era nato fra noi un legame particolare, fatto di confidenza e complicita’. Con lei avevo scoperto il sesso; quello senza vergogna, senza imbarazzo e guidato solo dalla ricerca del piacere. E a lei era probabilmente accaduta la stessa cosa.
Nonostante ora fossimo entrambi sposati, continuavamo comunque a sentirci, sebbene fosse sempre difficile vederci.
Fui infatti molto sorpreso quando mi disse che le sarebbe piaciuto vedermi, approfittando dell’occasione offerta dalla mia trasferta di lavoro a Milano. Negli ultimi tempi ci sentivamo infatti raramente; solo qualche email in occasione dei rispettivi compleanni e a Natale. Rivederla dopo anni mi faceva comunque piacere ed e’ per questo motivo che risposi al suo messaggio proponendole un aperitivo dopo il lavoro.
L’idea di rivedere una persona con la quale avevo avuto tutta quella complicita’ un poco mi incuriosiva. Erano trascorsi oltre 10 anni dall’ultima volta, nei quali entrambi avevamo preso strade differenti, con l’obiettivo comune di costruire una famiglia. Nella giornata che precedeva l’incontro, la mia mente cercava di immaginare come quei 10 anni avrebbero potuto cambiarla. Ai tempi della scuola Serena mi colpiva soprattutto per il suo sguardo. Diretto, senza vergogna nemmeno quando scopriva il suo seno prosperoso per farsi guardare; o quando apriva senza imbarazzo le sue gambe, per cercare un contatto con il mio corpo.
Ci eravamo dati appuntamento in un bar del centro, con l’intenzione di bere qualcosa e fare quattro chiacchiere. Arrivai puntuale all’appuntamento. Lei poco dopo.
Non era cambiata troppo.
Gli anni trascorsi le avevano dato un aspetto certamente piu’ maturo. Avevo lasciato una ragazza; stavo rivedendo una donna. Aveva infatti un aspetto piu’ curato, un tailleur che non avrebbe indossato anni fa. Ma non per questo motivo la notavo troppo diversa. Intuii dal modo in cui mi aveva salutato, dalle sue prima parole che era anche per lei un piacere rivedermi. Era una persona con la quale avevo trascorso un momento intenso ed importante della mia vita. E trascorrere del tempo con lei, a distanza di anni, non mi dava affatto fastidio. Fui sorpreso dalla naturalezza con la quale conversavamo. Notavo la stessa complicita’ di un tempo, come se non avessimo mai smesso di frequentarci. I minuti passavano, mentre le nostre parole trattavano argomenti diversi, senza seguire una logica precisa. Mi stavo divertendo. Ed il vino che non smettevano di sorseggiare, stava permettendo ad entrambi di rilassarci, aggiungendo ulteriore complicita’ ad ogni
discorso.
Erano le 22.30. Ero in trasferta per lavoro. Mi sentivo libero, senza alcun obbligo morale che in altri momenti mi avrebbe portato a concludere ad un certo orario una qualsiasi serata. Ma sapevo bene che avrebbe potuto essere diverso per Serena. Pensavo a suo marito, probabilmente a casa ad attenderla. La realta’ e che mi stavo divertando e che non volevo pensare alla fine di quella serata.
Avvertii un brivido alla schiena quando Serena mi informo’ della trasferta di lavoro di suo marito. Sarebbe stato fuori citta’ per una settimana intera. Serena mi stava leggendo nel pensiero.
Fu a quel punto che mi sentii vulnerabile. Decisi di allontanarmi per pochi attimi per andare in bagno. Sentivo infatti la necessita’ di rinfrescarmi il viso con dell’acqua. Forse volevo solo nascondere a me stesso che in tutti quegli anni c’erano delle cose che non erano affatto cambiate. Il contatto dell’acqua gelida sul mio viso non cambiava pero’ le cose. Portai piu’ volte le mie mani sul mio viso, fino a chiudere gli occhi per godermi il refrigerio portato dall’acqua. Fu pero’ quella sensazione ad impedirmi di realizzare che la persona che notavo allo specchio, appena dietro di me, era Serena.
Ero immobile, con gli occhi fissi su quella figura che lo specchio stava restituendo. Il suo sguardo non era cambiato. Mi sentivo sempre piu’ vulnerabile, in una situazione nella quale era chiaro fosse stata lei a prendere l’inziativa. Non esitai a seguirla quando la vidi afferrarmi la mano, per accompagnarmi nella toilette con porta a chiave, appena dietro quegli enormi specchi.
Mi sussurro’ di rimanere immobile. Ero in piedi, rivolto verso il water, quando sentii le sue mani avvolgere il mio corpo da dietro, fino ad arrivare alla mia cintura. Con la calma che l’aveva sempre contraddistinta, mi stava aprendo i pantaloni del mio abito. Con lo sguardo basso potevo vedere solo le sue mani, mentre aprivano la mia cintura, l’unico bottone dei miei pantaloni, abbassavano la zip degli stessi per poi procedere a portarmeli alle caviglie, mentre la mia camicia, la mia giacca coprivano parzialmente i miei boxer. Mi colse di sorpresa quando decise di liberare il mio membro, abbassandomi completamente l’intimo che indossavo. Sussurrandomi nell’orecchio, mi chiese di stare tranquillo, di rilassarmi. Mi chiese di divaricare leggermente le gambe, almeno per quanto i miei pantaloni ed i miei boxer calati lo consentissero.
Con la coda degli occhi la notai in ginocchio, dietro di me, con il viso all’altezza del mio sedere. Sussultai quando sentii le sue mani fredde sui miei glutei. Era un massaggio deciso, teso ad aprirli con movimenti circolari. Per poi richiuderli, con ritmo regolare. Nessuno mi aveva mai massaggiato in quel modi i miei glutei. Dopo pochi attimi avvertii le sue mani sul mio sesso. Era un massaggio leggero, che partiva dal mio membro per poi passare ai miei testicoli, fino a percorrere il solco che divide i miei glutei. Per poi tornare indietro, seguendo lo stesso percorso piu’ volte.
Ero teso. Nessuno mi aveva mai toccato in quel modo. Nemmeno in quel punto, che fino a quel momento avevo sempre escluso dalla mia sessualita’. Ma non era sufficiente per farne a meno. Le sue mani continuavano lungo quel percorso: dal mio sesso ai miei testicoli, fino ad arrivare al mio ano. Senza accorgermene mi stavo rilassando. Sentivo il mio sesso sempre piu’ eretto. Stavo perdendo il controllo della situazione; me ne resi conto quando la mano di Serena interruppe quel lungo avanti e indietro. La sua mano era ora immobile, mentre il suo dito indice si era poggiato in corrispondenza del mio ano. Ero di nuovo teso, quasi rigido. Sentivo i miei glutei in tensione, mentre con tutte le forze cercavano di trasmettere al mio ano la chiusura necessaria per respingere quel dito. Diventava pero’ sempre piu’ difficile. Mi sentivo vulnerabile, in balia di una donna che in quel momento era nella condizione di controllare la situazione. Mi stava
sussurrando di rilassarmi, di cedere a quella tentazione senza farmi condizionare dall’imbarazzo, dalla vergogna di accettare qualcosa che fino a pochi istanti prima consideravo contro natura. Mi sforzai di non ascoltare quelle parole, deciso a resistere a quella tentazione. Fui quasi sollevato nell’avvertire il dito di Serena allontanarsi dal mio ano. Quella sensazione duro’ pero pochi attimi. Fino a quando non decise di affondare il suo stesso viso fra i miei glutei. Stava cercando il mio buco con la sua lingua, che sentivo lambire il mio ano. Stavo cedendo. E non solo per colpa di Serena. La realta’ e’ che avevo iniziato a provare piacere. A godere nel sentire la sua lingua, il suo dito in corrispondenza del mio ano. Iniziai di conseguenza a rilassarmi, ad aprirmi sotto i colpi della sua lingua. Fu a quel punto che Serena, consapevole della situazione, aveva riportato quel dito fra i miei glutei. Ci misi un attimo a sentirlo entrare.
Nemmeno riuscii a trattenere il gemito provato dal mio ano che avvolgeva quel dito. Mi ritrovavo in piedi, davanti ad un water, mentre la persona che per anni avevo desiderato mi stava aprendo analmente senza ritegno. Il mio sesso cosi’ eretto era la dimostrazione della mia completa vulnerabilita’.
A quel punto Serena decise di staccare le sue mani dal mio corpo. La vidi abbassare la tavoletta del water, mentre mi chiedeva di sedermi.
Seguii il suo ordine, mentre avvertivo la superficie fredda a contatto con i miei glutei. I pantaloni ed il mio intimo erano ancora alle caviglie, quasi impedendomi di muovermi liberamente. Faticavo pero’ a rilassarmi in quella posizione, davanti agli occhi di Serena, ancora completamente vestita. Provavo vergogna, imbarazzo. Sentii le sue mani divaricarmi nuovamente le gambe, spingere la sua mano contro il mio petto, affinche’ potessi poggiare la schiena alla parete. La vidi aprirmi la camicia, senza pero’ togliermela. Inginocchiarsi nuovamente, anche se questa volta i nostri occhi avevano la possibilita’ di fissarsi. Fu a quel punto che decise di cercare il mio sesso con la sua bocca. Lo sentivo scoppiare, sotto i colpi della sua lingua. Nemmeno era necessaria la sua saliva; lo sentivo infatti gia’ lubrificato, mentre la sua bocca, la sua lingua, accompagnate dal movimento della sua mano, non smettevano di scoprirmi il glande. I miei
testicoli erano gia’ gonfi. Gonfi di un seme che avrei voluto trattenere a lungo, forse solo per orgoglio. Socchiusi gli occhi, quasi per impegnarmi ulteriormente. Fu pero’ in quel modo che riusci’ a cogliermi nuovamente di sorpresa. Quel dito era tornato a premere nuovamente. Questa volta senza resistenza. Non avevo mai provato una sensazione del genere. E non era piu’ un solo dito a penetrarmi. Forse nemmeno solo due: mi stava sfondando mentre ero oramai senza controllo, senza la possibilita’ di trattenermi. Fu a quel punto che iniziai a schizzare, senza ritegno. E fu a quel punto che vidi la sua bocca avvolgere il mio sesso. Aveva infatti deciso di ricevere ogni goccia del mio seme nella sua bocca, mentre il mio ano continuava ad avvolgere le sue dita. Avevo schizzato piu’ volte, come se quell’orgasmo non volesse finire. Fu pero’ diverso da ogni orgasmo che avevo mai provato. Non avvertivo infatti nessuna stanchezza, nessun senso di
rilassamento. Mi sentivo ancora pieno di forze, piu’ libero. Come se quell’orgasmo avesse cancellato ogni mio imbarazzo. Come se mi avesse dato la forza di ribaltare la situazione. La forza per castigare, punire la persona che mi aveva dapprima messo in difficolta’ per poi portarmi a provare un piacere mai avvertito prima. Fu a quel punto che le mie mani arrivarono a Serena. La volevo spogliare. Avevo fretta mentre sentivo i bottoni della sua camicetta saltare fra le mie dita. Mentre le abbassavo dapprima la gonna, poi le sue mutandine.
Serena era in piedi, coperta solo dal suo reggiseno. Portava ancora i tacchi, mentre poggiava la sua schiena, i suoi glutei al muro di quella minuscola toilette.
Fu a quel punto che presi tempo. La situazione era oramai stata capovolta. Mi sentivo padrone della situazione, mentre vedevo Serena meno decisa, quasi vulnerabile. Ne approfittai per denudarmi completamente, prima di poggiare il mio corpo nudo su quello di Serena. Avevo iniziato a fare pressione sul suo corpo con il mio bacino. Sentivo il mio sesso sparire fra le sue gambe, sentivo la sua peluria umida, mentre le mie mani, la mia lingua cercavano i suoi seni, dopo averla denudata completamente. Avvertii una sensazione di calore quando il suo sesso inghiottii il mio membro. La sentii gemere appena. Volevo solo sentirglielo dentro, cavalcarla fino a riavvertire il mio seme affluire ai miei testicoli, prima di schizzare dentro di lei. Duro’ invece tutto tremendamente poco; fino a quando la respirazione di Serena mi annucio’ il suo orgasmo. Instenso, quasi senza fine mentre le strizzavo i seni, osservando i suoi occhi semi-chiusi. Fu a quel punto che
decisi di punirla ulteriormente. Volevo sfondarla nello stesso modo in cui mi aveva sfondato. Ma senza l’ausilio delle mie dita. Volevo fosse il mio sesso ad aprirla. La girai con forza, dapprima spingendola con i seni contro quel muro freddo, poi inarcandola affinche’ mi potesse porgere il suo ano. La sentii quasi tremare, la vedevo vulnerabile. Ne ebbi la conferma quando mi chiese di fare piano, di entrarle dolcemente. Serena era ancora vergine in quel punto. Lo aveva forse fantasticato per una vita, senza avere mai avuto l’occasione di provarlo. Le mie mani afferrarono i suoi glutei. Vidi il mio sesso quasi sparire fra di loro, fino ad avvertire la resistenza del suo ano, nonostante il mio sesso fosse ancora lubrificato. La sentivo quasi soffrire mentre spingevo, mentre mi implorava di fare piano. Sentivo il mio sesso crescere per quanto volevo quel buco sebbene riuscivo ad avvertire le sensazioni di Serena. Erano probabilmente le stesse che
avevo avvertito poco prima. Quei glutei rigidi che cercavano di respingere il mio sesso. Quell’ano che lentamente si schiudeva, sotto i colpi del mio glande lubrificato. Continuavo a sentirla gemere mentre spingevo, seppur lentamente. Non ero certo avrebbe voluto riceverlo. Ma in quel momento ne avevo bisogno. Aprirla in quel modo la consideravo una necessita’. Fu in quel momento che decisi di aprile ulteriormente i glutei, da sotto, quasi sorreggendola mentre i suoi seni gonfi poggiavano su quel muro. E fu in quell’istante che il suo ano riusci’ ad inghiottire il mio sesso eretto. Serena continuava a gemere, notavo la sua smorfia di dolore. Ma era probabilmente un dolore diverso, un dolore con una fine. Si stava concentrando, per rilassarsi, alla ricerca di una posizione che l’avrebbe fatta godere. Solo a quel punto mi resi conto di poter contribuire ad alleviare quel suo dolore. Non mi era mai infatti capitato di avvertire la necessita’ di
urinare mentre il mio sesso era eretto in quel modo. Decisi pero’ di lasciarmi andare, di togliere un’ulteriore tassello a quel muro di vergogna, imbarazzo che ci aveva per anni diviso. La sentii gemere ancora, la vidi spalancare gli occhi mentre le stavo riversando la mia urina nel suo ano. Una tremenda sensazione di calore avvolse i nostri corpi. Avvertivo il liquido correre lungo le nostre cosce a contatto, lo stesso liquido che ora stava colando dal suo ano. La sentii rilassarsi di colpo, avvolgere con maggiore confidenza il mio sesso. Mi sentii all’improvviso piu’ libero, libero di cavalcarla senza ritegno, libero di aprirla. Ora anche Serena stava spingendo, come se i colpi che le infleggevo non bastassero piu’. Nel frattempo Serena aveva portato la sua mano al suo stesso sesso. Si stava masturbando con forza, con decisione mentre il mio sesso la stava aprendo da dietro. I nostri respiri si fecero sempre piu’ intensi, i nostri colpi
sempre piu’ decisi. Il mio orgasmo arrivo’ all’improvviso, come se nel frattempo avessi perso il controllo del mio sesso. Quello di Serena pochi istanti dopo, come se fosse stato il mio stesso seme ad innescarlo.
 
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