Il padre del mio migliore amico

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Dan_94
view post Posted on 9/7/2010, 20:39




Il padre del mio migliore amico



Sono a casa di Francesco il mio migliore amico, nonché migliore amico del mio ex.
Lui è andato a prendere qualcosa da mangiare e mi ha lasciato a casa da sola, così mi diverto a giocare con il computer.
Sua madre è morta qualche anno fa e il padre di solito passa tutto il sabato in ufficio.
Sento la porta aprirsi dietro di me -Hai fatto presto, lo sai che ho ancora voglia del tuo cazzo.- non risponde, mi volto e mi trovo difronte suo padre, Paolo.
Ci conosciamo, di solito è lui che va a prendere le pizze quando resto qui il sabato a cena, a volte parliamo anche di sesso, in genere provoco Francesco, non mi permetterei mai di provocare un vero uomo. E' capitato che qualche volta mi massaggiasse le spalle mentre io trattenevo a stento i mugolii, oltre a questo null'altro.
Qualche attimo di silenzio, per fortuna sento la voce di Francesco -Sono arrivato, questa sera cinese.- La sua voce si fa sempre più vicina -E' arrivato mio padre?- - Si sono in camera tua con Emma, arriviamo. - gli risponde il padre.
Lui esce dalla porta, il mio sguardo perso nel vuoto, riappare sulla porta -Tu non vieni?- - Arrivo- gli dico alzandomi dalla sedia e dirigendomi in cucina.

Francesco come sempre è un angelo, l'unico uomo che ricordi alla perfezione i miei gusti, involtini primavera, riso all'ananas, pollo alle mandorle.
Sembra che la mia frase non abbia scosso Paolo, che si comporta naturalmente.
Iniziamo a mangiare, alla mia destra Francesco e di fronte a me Paolo, come al solito intingo gli involtini primavera nella salsa agrodolce e poi imbocco Francesco guardandolo negli occhi.
Parliamo del più e del meno per tutta la durata della cena.
-Sono le nove, c'è la partita, vi spiace se vado di la a vederla.- dice Francesco
-Non sono convito che a Emma vada bene che tu veda la partita.- risponde suo padre.
-Perchè?- gli chiedo io, per me non c'è nessun problema a sistemare la cucina, Francesco ha lo stesso sguardo interrogativo.
Si rivolge a me con voce ferma -Tu prima non avevi ancora voglia del suo cazzo.- e io che speravo di passarla liscia. Francesco si mette a ridere, va in soggiorno e accende la TV.
Cala un velo di silenzio tra me e Paolo, mentre sparecchiamo la tavola. Di solito a me non piace guardare le partite di calcio, nemmeno lui è un appassionato, quindi ci troviamo in cucina a parlare, ma oggi credo che sarà meglio sopportare quei 22 cretini che corrono sul campo, piuttosto di rimanere qui.
-Spero non ti sia offesa.- Mi dice mentre mi avvio verso il soggiorno.
Mi fermo e lo guardo -No, è che.... -
-Quando sei qui provochi costantemente Francesco, anche quella era una provocazione....-
-Un po' troppo esplicita.- lo interrompo. Non riesco a sostenere il suo sguardo quindi guardo il pavimento.
-Stai tranquilla non è successo nulla. Vedi come l'ha presa bene lui.-
Annuisco, ma il mio imbarazzo non diminuisce.
-Visto che non ti piace il calcio, mi daresti una mano con i verbali nel mio studio.- chiede.
-Certo.- Gli sorrido, ha capito il mio imbarazzo ed è assolutamente gentile.
Passiamo per il soggiorno e dico a Francesco che andiamo nello studio, di passare di la durante la pausa, non so nemmeno se mi abbia sentito visto che è così impegnato a guardare la partita.

Entriamo nello studio, mi fa accomodare sulla sua poltrona accendo il pc, lui si siede su una delle due sedie girevoli davanti alla scrivania e tira fuori una cartellina con degli appunti. Il mio sguardo cade sulla chaise longue che è difronte a me, lui lo nota.
-Quante volte avete fatto sesso lì?- la sua voce è sempre così calma.
Oggi non è giornata, penso. -Scusi?- dico
-Io e Francesco parliamo tanto, credo che tra me a lui ci siano ben pochi segreti.... Se non sbaglio l'ultima volta la settimana scorsa.- dice
-A dire il vero, l'ultima volta circa due ore fa.- So che mi sta provocando, ma non riesco a stare zitta.
Procediamo alla stesura dei verbali.

Siamo a buon punto quando guardo l'orologio sono le 22.30 passate, probabilmente Francesco si è scordato si passare di qui, credo sia cominciato anche il secondo tempo.
Piego il collo a destra e a sinistra, Paolo se ne accorge, si alza, si mette dietro di me, comincia a massaggiarmi il collo, il movimento è difficile perché la poltrona ha lo schienale altissimo.
-Facciamo una pausa, vado a prendere qualcosa da bere. Rilassati un po'.-
Mi stendo sulla chaise longue, con le mani incrociate sotto la testa, guardo il soffitto.
Lui arriva con due birre già aperte, me ne porge una, avvicina la sedia e si siede vicino a me. Dopo un paio di sorsi mi alzo prendo l'altra sedia, mi siedo al contrario appoggiando le braccia conserte sullo schienale e guardandolo negli occhi, gli chiedo -Potrebbe continuare il massaggio?- faccio girare la sedia e appoggio la testa sulle mie braccia.
Le sue abili mani scivolano sul mio collo, sulle spalle -Posso dirti una cosa?-
-Certo- rispondo
-Tu lo sai, che Francesco vorrebbe qualcosa di più da te.-
-Cosa vorrebbe?- volto la testa per guardarlo. Un attimo di silenzio.
-Il tuo culo.-
Mi metto a ridere -Cosa? Scusi? Francesco? Nooo.... Non me l'ha mai detto..... Non può essere.-
Non è possibile che lui parli di questo con suo padre e non con me.
-Non te l'ha mai detto perché sa che non ti piace.- “Ecco la scoperta dell'acqua calda” penso, lui continua -Sono certo di poterti dimostrare che ti può piacere.-
Ma ci sta provando? Non è possibile.
Abbasso di nuovo la testa sulle braccia, le sue mani scivolano lungo la mia schiena, mi sfugge un mugolio. Le sue labbra si avvicinano al mio orecchio -Se non mi credi, passa nel mio ufficio un pomeriggio, ti dimostrerò che ho ragione.- mi bacia il collo.
Vedo la porta aprirsi, è Francesco, gli sorrido. -Vi lascio soli?- Chiede.
-Lo sai che sarei in grado di gestirvi entrambi.- lo provoco, mentre le mani di suo padre scivolano sui miei fianchi.
Si avvicina, mi bacia sulla fronte, è dolce estremamente dolce.
-Ti porto a casa, dai è tardi.- annuisco.

In macchina continuo a pensare alle parole di suo padre e non capisco perché, si confidi con lui e non con me, mentre bacio il suo collo provo a vedere se quello che mi ha detto suo padre è vero.
-Ma tu mi vorresti inculare?- Riesco a trattenere a stento le risa, detta così mi sembra una battuta, lui invece è serio, non risponde. La mia mano scende sul cavallo dei suoi pantaloni.
Credo di capire che la risposta sia “SI”, lo guardo con aria dubbiosa.
-Hai parlato con mio padre vero?- dice.
-Avrei preferito saperlo da te, non da lui.- rispondo quasi offesa
-So che non ti è mai piaciuto, e non te l'avrei mai chiesto.-
Mi fa una immensa tenerezza, apro i pantaloni, lo prendo in mano, mi chiedo come fa ad essere così dolce con il cazzo in tiro.
Lo predo in bocca, mentre lui continua a guidare, comincio un lento su e giù, per poi farlo uscire e giocarci un po' con la lingua, voglio fargli capire che non sono arrabbiata con lui.
Lo guardo, gli sorrido, passo la lingua lungo tutta la lunghezza, mentre le sue mani cercano di infilarsi nei miei jeans, li sbottona, fa scendere la zip, me li sfilo.
Abbandono un attimo il suo cazzo dandogli prima un bacetto sulla punta, prendo la sua mano, lecco e succhio le sue dita.
Ritorno sul suo cazzo, lo lecco piano, lo prendo completamente in bocca, la mia testa si muove piano, veloce, per poi ritornare a leccarlo.
La sua mano mi accarezza leggermente il clitoride, sa che adoro quando mi coccola così, gemo con il suo cazzo di nuovo in bocca.
Manca poco a casa mia, aumento il ritmo, la sua mano si sposta sul mio gluteo lo stringe quasi fino a farmi male, lo sento pulsare nella mia bocca, lo appoggio alla lingua appena sento che sta per venire, deglutisco piano. Poi lo lecco dolcemente prima di rivestirmi.
Apro lo sportello della macchina
-Emma, aspetta! Ma tu lo faresti con mio padre?-
Lo guado, gli do un bacio sulla fronte prima di andarmene.
 
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