L'anniversario

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Dan_94
view post Posted on 9/7/2010, 20:43




L'anniversario



Odiava il traffico. Amava guidare, ma il traffico, quello proprio non lo sopportava. Aveva poi la strana sensazione che il traffico si generasse autonomamente lungo il suo percorso, sempre e solo quando andava di fretta. Quel giorno poi, andava veramente di fretta. Mancava da casa da una settimana, per colpa del suo lavoro e quel giorno era il loro anniversario. Per tutti i sette giorni precedenti lei l'aveva stuzzicato al telefono, con sms, via e-mail, in ogni modo. Aveva creato l'attesa, riscaldando l'atmosfera pian piano, torturandolo sapientemente e ormai era cotto a puntino, lei lo sapeva. Anche lui era perfettamente conscio del gioco che l'aveva visto protagonista, della rete che gli era stata tesa attorno con pazienza per tutta la settimana e gli piaceva un sacco, mamma quanto gli piaceva! Sperava solo di arrivare a casa per primo, così da portersi dare una sistemata prima del suo ritorno, una doccia veloce, una sistematina all'ambiente, qualche candela, il cd giusto... Se infatti lei si era divertita per tutta la settimana provocandolo, lui aveva già deciso come sarebbero andare le cose: aveva lasciato l'iniziativa a lei per tutto il tempo in cui si era trovato fuori casa, le aveva lasciato credere che avrebbe condotto il gioco, ma una volta giunto il momento avrebbe guidato lui le danze, verso un solo obiettivo: mettere lei al centro dell'attenzione, farla impazzire di desiderio e di voglia e poi farla godere, godere ancora e ancora. Lei stravolta, lei sudata, felice, appagata, stanca, questo voleva vedere. Voleva essere lo strumento del suo piacere, voleva darle il massimo, tutto... e sapeva che ci sarebbe riuscito.


Dopo qualche minuto arrivò finalmente a casa, parcheggiò l'auto e citofonò: nessuno rispose. Forse aveva avuto fortuna, sarebbe riuscito a fare ciò che si era riproposto. Salì di corsa, entrò in casa abbandonando i bagagli alla rinfusa in salotto e spogliandosicorse in bagno per buttarsi sotto la doccia. Ne uscì venti minuti dopo, fresco, pulito e con una piccola sorpresa... sapeva che lei avrebbe gradito. Col telo da bagno avvolto attorno alla vita, andò in camera da letto frizionandosi i capelli con un asciugamano, alla ricerca di un paio di boxer da indossare.


"Ciao amore..."
La sua voce, alle spalle, già aveva quel tono che faceva presagire splendidi momenti, quel tono carico di aspettative e di promesse che solo una donna eccitata è in grado di usare. Si girò e lei era lì, sul letto, splendida. Indossava un nuovo completino intimo, acquistato per l'occasione: era stato informato dell'acquisto tre giorni prima ma lei non aveva voluto aggiungere particolari e lui era roso dalla voglia di ammirare il suo corpo ricoperto solo da striminziti pezzi di stoffa e pizzo. Quel che aveva di fronte però, superava tutte le fantasie che si era creato nei giorni di attesa: giaceva stesa sul letto, i capelli castani sparsi sul cuscino, gli occhi verdi messi in risalto dal trucco leggero e sapiente. Il busto, fasciato da uno splendido corpetto di pizzo nero, decorato da due larghe fasce di raso viola che risalivano verticalmente sino alle coppe, che strizzavano i suoi piccoli seni, mettendoli perfettamente in risalto. Più giù, uno dei più piccoli perizomi che avesse mai avuto modo di vedere metteva in risalto, più che nascondere, il suo dolce tesoro.


Lei si alzò, lentamente e mormorando nuovamente "ciao amore.." gli si avvicinò e lo baciò con passione. Risciva perfettamente a sentire il desiderio di lei, e di rimando si eccitò, percepì il suo membro gonfiarsi, la afferrò dai glutei e la sollevò con facilità. Senza fiatare, senza che le loro bocche si separassero per un solo istante, la condusse nuovamente sul letto, la fece distendere e si appoggiò delicamente su di lei. Ormai non c'era più tempo per le candele, la musica, l'atmosfera, stringeva già tra le braccia la sua donna, la sua dea, l'oggetto di tutti i suoi sogni e delle sue fantasie.
Quando le loro bocche si separarono, cominciò ad esplorare con le labbra il corpo di lei, le baciò gli occhi, il naso, scese sul collo e le baciò la gola, risalì giocando con la lingua sin dietro l'orecchio, dove sapeva le avrebbe provocato piccoli brividi di piacere. Il suo obiettivo gli era ancora ben chiaro, farla impazziere di desiderio prima e di piacere poi. Delicatamente la fece voltare, lei si arrese subito e si abbandonò completamente alla sua iniziativa. Le baciò la nuca, sentì la punta della lingua giocare con la sua pelle, leggeri, umidi tocchi di piacere. Lo sentì dirigersi sulle spalle per poi tornare indietro, scendere piano lungo la schiena. Sentì le sue mani sganciare delicatamente i ferretti del corpetto che cedevano con facilità lasciando via libera a quella lingua impertinente. Quando anche l'ultimo fermo saltò e la sua schiena era ormai nuda, percepì con chiarezza il fresco disegno che l'incontro tra la leggera corrente e le tracce umide lasciate dalla bocca e dalla lingua del suo compagno avevano lasciato sul suo corpo. Lui ora risaliva lungo il lato destro del suo corpo, continuando a baciarla e a leccarla delicamente, stimolando tutti i punti sensibili del suo corpo, le anche, l'incavo dei fianchi, il rigonfiamento del seno schiacciatgo sul materasso, sempre più su fino a solleticarle leggermente l'ascella. Quella lingua la faceva impazzire, i suoi giochetti la facevano eccitare tantissimo e lui lo sapeva. Voleva spudoratamente farla eccitare più di quanto lei non fosse già, ormai lo aveva capito e lo lasciò fare, godendo di ogni brivido che la sua bocca, le sue carezze e soprattutto la sua lingua le causavano. Lui scese di nuovo, questa volta concentrandosi sui glutei, che baciò e mordicchiò piano, per poi disegnare strani percorsi con la lingua; Scese seguendo il sottile filo del perizoma, baciandole e leccandole le cosce e immerse il naso nella sua intimità: percepì il calore umido della sua eccitazione, sentì il suo profumo invitante, che avrebbe volentieri respirato per l'eternità. La sentì fremere a quel contatto più ravvicinato e tornò a concentrarsi su di lei, sul suo obiettivo. La voltò di nuovo, lanciò via il bustino ormai inutile e lentamente le sfilò il perizoma, portando alla luce la sua fighetta depilata, ormai umida e gonfia, decorata da una sottile striscia di pelo che orgogliosamente gridava il suo essere donna fatta. Tornò a baciarle il collo, scostando le sue coscie che gli si avvinghiavano addosso cercando di attrarlo più vicino: non aveva ancora finito di giocare con lei ed era intenzionato a seguire le regole che si era imposto sino alla fine.
Ripetè ciò che aveva fatto sulla sia schiena, baciandola e leccandola ovunque, soffermandosi sui capezzoli che succhiò delicatamente, percorse la curva dei seni con la lingua, scendendo poi lentamente a solleticarle l'ombelico. Continuò la sua esplorazione sino a scendere tra le sue gambe, percorrendo lentamente le coscie fino a ritrovarsi immerso nel suo sesso, avvolto dal suo profumo e bagnato dai suoi umori. Le scostò delicatamente le labbra per portare alla luce il suo fiorellino lucido di umori e già parzialmente dilatato; lei portò le mani sulla sua testa facendola affondare in quel paradiso umido, che iniziò a leccare avidamente. Voleva trasformarsi nello strumento del suo piacere le mani che lo guidavano gli dicevano di essere riuscito nell'intento. Cominciò a leccare delicatamente le grandi labbra perfettamente lisce, con lenti movimenti dal basso verso l'alto; le solleticò piano il perineo, per risalire poi lentamente, insinuando la lingua nella fessura delle labbra. Le allargò e spinse la lingua dentro, penetrandola, assaporandone gli umori, il suo gusto di donna, respirando la sua eccitazione. Leccò avidamente i prodotti della sua eccitazione, sempre lentamente, sempre cercando di portarla al limite e poi oltre, negli abissi del piacere. Le mani di lei lo guidavano e di rimando lui continuò ad alternare penetrazioni a giochi col clitoride, aiutandosi anche con due dita, che insinuò facilmente dentro di lei, sentendola gemere di piacere. Continuò così ancora a lungo, sin quando il primo squassante orgasmo la colse, facendole inarcare la schiena, mentre con le mani schiacciava ancor di più la sua testa sul suo sesso fradicio. L'orgasmo passò, lento e potente, lasciandola abbandonata sul letto, ancora intontita da quello che era appena accaduto.


Lui si sollevò piano, baciandola delicatamente sulle labbra, felice di vedere quanto avesse goduto la sua compagna... ed era solo l'inizio. Lei sentì il suo odore sul viso del suo compagno, il suo sapore sulle sue labbra e nella sua bocca: quel bacio la fece risalire dagli abissi in cui l'orgasmo l'aveva scaraventata e le fece stringere a sè il suo compagno; dopo un tale antipasto, voleva decisamente assaporare le prossime portate. Con le mani scostò il telo che gli cingeva la vita, lo gettò da parte e e afferrò l'asta che vigorosa spuntò da sotto. Amava toccarlo, sentire la morbidezza della pelle e la durezza sottostante, il calore che emanava. Cominciò a masturbarlo mentre le loro bocche erano ancora avvinghiate e tentò di rovesciarlo per prendere il controllo della situazione. Voleva giocare col suo cazzo, restituirgli almeno un pò del piacere che aveva provato lei, gustare questa volta il suo sapore di maschio, prendere quell'asta bollente in bocca e farsi riempire da lui.
"Non ancora piccola, non ancora. Oggi si gioca a modo mio. Voglio farti impazzire, voglio farti godere, più che posso. Oggi il tuo piacere è al centro delle mie attenzioni, non il contrario. se alla fine ne avrai ancora la forza e la voglia, ti farò fare di me quello che vuoi" mormorò lui al suo orecchio, mentre contrastava facilmente i suoi teneri tentativi di rovesciarlo sulla schiena. Del resto, lei era piccola ed esile, lui pesava quasi il doppio e sapeva che se non avesse collaborato non sarebbe mai riuscita a spostarlo.
In quel momento cominciò a squillare il teelfono che, come il traffico, sembrava perseguitarlo nei momenti meno opportuni. Si alzò di scatto, deciso a farla finita con quella scocciatura eliminando alla radice il problema. Mentre armeggiava con lo spinotto del telefono, lei si alzò e approfittando dell'occasione si inginocchiò ai suoi piedi e glielo prese in bocca. Colto alla sporvvista e sentendo le sue labbra serrarsi sul suo cazzo, lui non potè fare altro che abbandonarsi a quel fantastico pompino. Sentiva le sue labbra scorrere lungo l'asta, la lingua che giocava con il glande, gli roteava attorno per poi stuzzicare il filetto o il forellino dell'uretra. Sentiva il calore della sua bocca, che inghiottiva più che poteva il suo membro, risucchiandolo con piacere. Lei del resto non era meno contenta: voleva quello e fortunosamente era riuscita ad ottenerlo, nonostante i propositi del suo compagno. Dopo un pò notò che c'era qualcosa di diverso dal solito, qualcosa che non riusciva a identificare bene. Infine, realizzò e, sempre continuando il pompino, lo guardò in viso con gli occhi sgranati. "Mi stavo domandando se te ne saresti accorta, piccola" disse lui con un sorriso sornione che per un momento sostituì l'espressione di piacere che aveva dipinta sul viso. Si, se ne era accorta e le piaceva pure un sacco! Lui infatti, probabilmente sotto la doccia, aveva provveduto a sfoltire un pò il pelo che gli ricopriva l'inguine, rasando completamente la base dell'asta e lo scroto. La cosa non era molto appariscente alla vista, ma in quella situazione, risaltava eccome. Ancora più eccitata da questa scoperta ed irristibilmente attratta da quella pelle che mai aveva visto così morbida e glabra, si sfilò l'asta dalla bocca e cominciò a leccare lentamente il sacchetto sospeto alla sua base, a succhiaare i testicoli per poi risalire pian piano lungo il cazzzo sino alla punta, con cui giocò un pò prima di riprenderlo in bocca. Lui percepì l'accresciuta eccitazione della compagna, la sentì dedicarsi a quel che stava facendo con ancor più passione e impegno: gli parve addirittura che riuscirre a penetrare di più nella sua bocca, nella sua gola, che non era mai riuscita ad accoglierlo completamente. La sua eccitazione aumentò e si vide costretto a rermare la sua compagna prima che fosse troppo tardi. "E' ora che torni a comandare io, piccola" disse, sollevandola senza sforzo e riportandola sul letto.


Le sue gambe si aprirono, invitanti, e lui entrò dritto dentro di lei. Nonostante gli umori copiosi e la saliva che gli ricopriva il cazzo, la trovò piacevolmente stretta. La penetrò lentamente ma con fermezza, infilandoglielo dentro fino alla base. Sentiva il corpo di lei che lo circondava come un guanto, caldo, fremente: percepiva con la punta il collo dell'utero, che premeva e palpitava. Le contrazioni aumentarono di intensità, mentre la sua compagna raggiungeva nuovamente l'orgasmo, grazie a quell'unica e poderosa spinta. Lui si ritrasse completamente, uscendo dal suo caldo nido, per poi penetrarla nuovamente con un unico colpo: continuò così, godendo del piacere che riusciva a darle, sin quando lei non gli afferrò i glutei e lo attrasse a sè. Cominciò dunque a pompare dentro di lei, prima lentamente, poi sempre più velocemente man mano che vedeva un nuovo rogasmo affiorare sul viso di lei. Al culmine, lei strinse forte il culo del suo compagno, costringendolo a rimanere ben piantato dentro di lei mentre gli gridava il suo piacere.
Si abbandonò sul letto, godendosi gli ultimi brividi dell'orgasmo che scompariva ma lui ormai non voleva darle tregua: la sollevò leggermente e le posizionò un cuscino dietro la schiena, costringendola ad inarcarla leggermente. Riprese a muoversi dentro di lei lentamente, questa volta senza penetrarla completamente. Lui si sollevò, piantandosi sulle ginocchia e cominciò a muovere il suo membro all'entrata della sua fighetta, penetrando solo per pochi centimetri, inclinandosi in modo da stimolarle la parete anteriore, in cui corrono tutte le terminazioni nervose del clitoride. Contemporaneamente lui cominciò a massaggiarle il clitoride con il pollice della mano sinistra, inondandola di scariche di piacere. L'orgasmo che ancora stava scomparendo, ritornò prepotente, pieno, intenso, moltiplicato da quella doppia stimolazione: la lasciò se possibile ancora più esausta. Ormai desiderava solo godere ancora e ancora, essere riempita dal suo compagno, sentirlo dentro di lei, bollente, duro, maschio. Approfittò della posizione che le consentiva di muoversi più liberamente per sfilarsi – solo un momento, per carità, lo avrebbe tenuto dentro per sempre – il cazzo da dentro e girarsi, faccia al materasso. Voleva essere presa da dietro, voleva essere posseduta, riempita, voleva godere. Unì le gambe per stringere il suo sesso ormai provato, per sentire di più la carne che l'abrebbe penetrata, completata. Non tardò a succedere, il suo lui infatti colse l'invito e la penetrl di colpo, interamente, sino in findo. Lei urlò di piacere e di dolore, non sapeva quale dei due prevalesse ma dediderava non finisse mai. Lo sentì ansimare su di lei, sapeva che quella era la sua posizione preferita, in cui la sentiva meglio, in cui di solito non riusciva a resistere a lungo. Saperlo vicino all'orgasmo la eccitò ulteriormente, voleva sentirlo urlare, voleva essere riempita dal suo piacere per poi sentirlo crollare esausto su di lei. Venne di nuovo, sperando che il suo compagno la accompagnasse nel piacere, ma non fu così. Lui pompava, la vedeva distesa davanti a se mentre soffocava le sue grida sul materasso, la sentiva stringere sul suo cazzo: cercava di controllarsi, cercava di concentrarsi sul piacere di lei, voleca continuare all'infinito, vederla venire ancora e ancora, il suo piacere era quello di lei, la sua soddisfazione quella di lei, il suo orgasmo non importava, non ancora almeno. Allungò un braccio e dal cassetto del comodino prese un flacone di lubrificante: recentemente era riuscito a convincerla a considerare l'idea del sesso anale e, anche se ancora non era riuscito a penetrarla, lei aveva mostrato di apprezzare comunque la stimolazione in quella zona. Era deciso a procedere per gradi, non voleva che per dei diventasse una brutta avventura, quindi lubrificò abbondandetemente un dito e passò dell'altro lubrificante sul buchetto posteriore della ragazza. Lei percepì le sue intenzioni e si mostrò ben disposta, tanto che bastò una lieve pressione per far penetrare il dito interamente. Cominciò a muovere il dito lentamente, per poi accelerare con gradualità; sentiva distintamente il suo membro attraverso la sottile parete di carne, eccitandosi all'idea di ciò che stava accadendo. Continuò a stimolarla così, dal culo e dalla vagina, fin quando l'ennesimo orgasmo squassò il suo corpo: lei era ormai al limite, giaceva abbandonata sul letto, incapace di muoversi, gli occhi chiusi e i capelli arruffati, incollati alla fronte dal sudore.


Si sfilò da lei delicatamente, si distese al suo fianco abbracciandola dolcemente: il suo corpo scottava ed ancora era scosso da lievi tremiti. Le baciò gli occhi, la fronte, il naso, le labbra: le loro lingue si intrecciarono dolcemente, lentamente, esauste, mentre si accarezzavano delicatamente, senza fretta. Dopo qualche minuto, lei riaprì gli occhi, di nuovo vispi e carichi di determinazione: "E' il mio turno, ora!" disse, semplicemente. Si alzò, lo prese per mano e lo costrinse ad alzarsi a sua volta, lo fece sedere sul bordo del letto e piano si calò su di lui, penetrandosi fino in fondo. Gli cinse la schiena con le gambe, , strinse le braccia al suo collo e lo baciò con foga, mentre lo scopava muovendo solo il bacino con rapidi colpi. Voleva che venisse, finalmente, voleva sentirlo liberare il suo piacere dentro si lei, voleva essere piena del suo seme: lo costrinse ai suoi ritmi, ora era lei a guidare, lo sapevano entrambi. Lui si abbandonò ai suoi movimenti, si lasciò condurre verso il piacere che si era negato tanto a lungo, solo per lei. Quando sentì l'orgasmo montare, le mormorò all'orecchio " regalami ancora un orgasmo, ancora uno, ti prego": lei lo sentì indurirsi ancora di più, cominciò a sentire gli spasmi del suo corpo che si preparava a venire. Il suo respiro, sempre più veloce, più roco, le scottava la gola, sentiva la barba lievemente ispida che le graffiava la pelle delicata del collo, le sue mani che ora la stringevano con forza, accompagnando i movimenti del suo bacino; sentiva i seni premere sul suo petto, la pelle sudata che scivolava sulla sua, i capezzoli turgidi che sfregavano sulla peluria che gli ricopriva il petto. Vennero insieme, baciandosi, mordendosi, urlandosi a vicenda il loro piacere, uniti in una cosa sola.
Crollarono sul letto, appagati, stanchi, sudati.
"Ti amo, piccola", mormorò lui, ancora dentro di lei. La ragazza sorrise, dolcemente. "Anche io, amore mio". Si addormentarono così, nudi, felici, completi.
 
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