Psicologia dei processi cognitivi

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Dan_94
view post Posted on 9/7/2010, 20:45




Psicologia dei processi cognitivi



L'aula è stacolma, come sempre per le sue lezioni.
Psicologia dei processi cognitivi è una delle materie più affascinanti di tutto il percorso di scienze della comunicazione, mi guardo attorno e sono circondata da decine di matricole, da altrettante fuori corso e, qua e la qualche ragazzo.
Il fatto che il Professor Grandi sia l'uomo più figo del pianeta rende il suo corso un covo di oche starnazzanti.
Deglutisco, in fondo non sono tanto diversa da tutte queste oche, non do il suo esame perché non sopporterei di smettere di seguire il suo corso... è la terza volta che lo seguo daccapo e riesce sempre a stupire e ad affascinare col suo modo sperimentale di insegnare.
Entra, portando un borsone, è così irritante avvolto nella sua aura facinosa. Come si permette di farmi questo effetto, cazzo! Solo guardarlo mi causa un fremito alla spina dorsale e mi fa sciogliere tra le gambe.
Eppure a guardarlo con occhi critici non è più bello di un qualunque quarantenne che si cura un po': magro, capelli sale e pepe, il suo forte sono gli occhi, uno sguardo penetrante ed indagatore che ha il potere di farti sentire nuda e poi la sua voce calma e misurata, sempre, perfino quando si avverte che le sue parole sono cariche d'ira o di disgusto.
La sua voce e quello che dice...
Poggia il borsone sulla cattedra e fa vagare lo sguardo sulla sua platea di giovani adoranti future donne in carriera, puntellate qua e la di giovani molto meno interessati a lui e molto di più alla lezione.
E' una delle sue lezioni atipiche, il borsone è un segno inequivocabile.
Prof: Percezione! Oggi parleremo di quanto sia fallace la percezione in un osservatore distratto e perciò di quanto sia fondamentale fornire più elementi possibile quando diamo delle informazioni.
Nel silenzio totale che solo lui riesce ad evocare estrae dalla borsa un cilindro di plastica trasparente. lo mostra a tutti vuoto poi lo tappa con un coperchio trasparente.
Prof, indicando una matricola in prima fila: MMMM Lei, signorina mi può dare una definizione di quest'oggetto?
Lei: Un cilindro di plastica.
Prof: Ottimo... davvero illuminante.
Sedate le risatine della classe il Professore invita la ragazza a riprovare.
Lei, agitatissima: Un recipiente cilindrico, trasparente, della capacità all'incirca di 4 litri, vuoto.
Prof: Molto meglio signorina. Capacità 5 litri, per precisione, e.... vi invito a riflettere per niente vuoto. Ma bensì pieno d'aria.
Dalla borsa estrae dei grossi sassi e ne infila quattro nel cilindro, poi lo richiude. Fa un cenno ad un altra ragazza.
Quella: Un recipiente di plastica, trasparente, della capacità di 5 litri.... pieno di sassi.
Prof, sorridendo: Pieno di sassi... benissimo.
Estrae delle piccole pietre dalla borsa e le infila nelle intercapedini tra un sasso grande ed un altro.
Prof, indicando un ragazzo: Allora, se prima era "pieno" di sassi, adesso come lo definirebbe?
Lui: Pienissimo?
Risate.
Prof: Molto acuto. Molto, leggerò con attenzione le sue recensioni cinematografiche al vetriolo tra quindici anni.
Risate poderose.
Poi dalla borsa il Professore estrae della ghiaia e la versa nel cilindro. I sassolini si piazzano nelle luci tra un sasso e l'altro. Il Professore alza lo sguardo sul ragazzo che studia un momento il cilindro.
Il ragazzo: Sabbia. Ci sta ancora della sabbia, Prof.
Prof: Benissimo! vedo che cominciate a capire che c'e sempre qualcosa che ci sfugge se non prestiamo la dovuta attenzione.
Versa della sabbia nel cilindro, fino a colmarlo del tutto e poi, facendomi balzare il cuore nel petto: Signorina, la definizione adesso?
Mi concentro... è pieno, che potrebbe versarci dopo la sabbia? No, è pieno. Posso dirlo. Devo dirlo!
Io: Un cilindro da 5 litri, di plastica trasparente, PIENO di pietre, sassi, ghiaia e sabbia.
Prof: Qualcuno dissente?
Nessuno, a quanto pare.
Prof: Idioti.
Dalla borsa estrae una bottiglia da due litri d'acqua e la riversa nel cilindro. L'acqua scorre e inzuppando la sabbia riempie finalmente il contenitore.
Prof, guardandomi, facendomi fremere di frustrazione e vergogna: Percezione. Dopo tutti quei passaggi non ha esitato a definirlo "pieno" ma su 5 litri c'erano ancora 2 litri di capacità.
Per il resto dell'ora non sono riuscita a seguirlo, lo guardavo senza capire se quello che provavo era più odio o desiderio.
A lezione finita lui si stava trattenendo per mettere via il maledetto cilindro.
Senza rendermene conto sono rimasta sola nell'aula, sola con lui che indaffarato non si cura di me.
Non so cosa mi prende, mi alzo e vado alla porta ma invece di uscire la chiudo e giro il pomello per serrarla da dentro.
Mi volto ad affrontarlo e ora lui mi sta fissando.
Prof: Signorina XXXXXX qualche cosa non va?
Tutta la mia determinazione svanisce nell'attimo in cui mi rendo conto che lui mi conosce per cognome.
Io: P... prof... la lezione... io...
Prof: Barbara, non volevo metterti a disagio. Ti ho interpellata sull'ultima questione perché pensavo che tra tutti magari potessi arrivarci. Sei una delle studentesse più dotate del mio corso.
Io: Prof, lei mi.... mi conosce?
Prof: Hai frequentato tre anni di fila, hai fatto già due volte la prova scritta, mi chiedo quand'è che hai intenzione di dare il mio esame.
Non riuscivo più a proferire parola, pensavo di sedurlo, volevo vendicarmi della figuraccia ma dopo due parole da parte sua, pendevo dalle sue labbra.
Prof, arrivando fino ad un passo da me: Hai ancora qualche lacuna di percezione, ma io no.
E la sua mano dietro la nuca, la sua lingua nella mia bocca.
Mi lascio baciare restando praticamente inerme anche quando le sue mani cominciano ad esplorare il mio corpo. Le sento sui fianchi, poi sotto la maglietta, le sento insinuarsi sotto al reggiseno e scivolare sui capezzoli, le sento scendere giù, ripercorrere la linea dei miei fianchi da sopra il jeans.
Sento la sua stretta sul culo e, quando mi spinge il bacino contro il suo, sento la pressione del suo cazzo duro.
Prof, spingendo il suo cazzo ad impuntarsi sul mio monte di venere: Lo percepisci questo?
Io: Si.
Le sue mani sulle mie spalle... So benissimo cosa voglio, cosa vuole, come e cosa fare, eppure non sono che una bambola nelle sue mani.... una bambola... (ora che ci penso credo che sia nato lì il mio nikname... mai come quella volta mi sono sentita una Bambola Barbie nelle mani di un uomo.)
In ginocchio, con la patta dei suoi pantaloni davanti agli occhi, ancora non mi muovo.
Mi attira a se ed io allora mi scuoto e comincio a mordicchiarglielo, ma è sempre lui a guidare il gioco, si slaccia i pantaloni ed estrae il cazzo. Giusto il tempo di un occhiata, lungo e sottile, parecchio curvo verso l'alto, dalla pelle stranamente chiara, che me lo ritrovo in bocca e le sue mani sulla testa che guidano in un ritmo frenetico il pompino.
Prof, in affanno: Sì, sì, lo sapevo che lo volevi! Eccotelo! Succhia puttanella.
In bocca a lui, col tono suadente della sua voce, perfino quelle banalità mi risuonano come soavi complimenti, stringo di più le labbra e mulino la lingua cercando di farlo godere il più possibile.
Continua a scoparmi la bocca con frenesia e mi chiedo se mi voglia scopare o no.
La mia voglia di lui è praticamente spasmodica, eppure non faccio niente per farglielo capire, acconsento di stare in ginocchi davanti a lui che mi usa a suo piacimento.
Poco dopo infatti i suoi movimenti cominciano a farsi scattosi, convulsi, il suo respiro cresce e le sue mani stringono quasi con violenza la mia testa.
Docilmente arretro con le labbra fino a cingergli la cappella e appoggio la lingua sulla punta, facendola vibrare sulla fessura, da cui un attimo dopo irrompe un fiume di sperma bollente che mi invade la bocca, che mi scorre nella gola e che mi regala quasi un orgasmo tanto ne sono gratificata.
Resto lì, ai suoi piedi, coccolando il suo cazzo tra le labbra finché, parecchio dopo, le sue dita sotto al mento mi riportano in piedi di fronte a lui.
Mi guarda coi suoi occhi indagatori che mi fanno sentire inadeguata, piccola, nuda.
Prof: Mi piace perché non sei qui per un voto.
Ed io davvero non so che dire.
Di nuovo mi bacia, con foga, i nostri corpi avvinghiati si spostano fino ad appoggiarmi sulla scrivania, mi ci fa sedere sopra e con movimenti agitati mi slaccia i jeans e me li sfila, un attimo dopo il perizoma segue lo stesso destino.
Ritrovo un briciolo di lucidità e di baldanza quando vedo l'uomo più desiderato di tutta l'università fissare con meraviglia e golosità la mia figa depilata. (Da quando sono stata con Nando non ho mai smesso di depilarla.)
Con più determinazione di quella che pensavo di avere affondo le mani nei suoi capelli e ne afferro una ciocca poi lo attiro a me.
Solo il primo contatto tra le sue labbra e il mio clitoride è delicato, subito dopo la frenesia lo prende e comincia a mangiarmela letteralmente. Non passano che pochi attimi e vengo, lui se ne accorge e succhia via gli umori dal profondo della mia figa, facendomi letteralmente impazzire.
Di colpo tutto smette, si interrompe, ed io mi ritrovo sdraiata sulla scrivania, sconvolta dall'orgasmo, a cosce larghe e non mi accorgo che lui è già tra le mie gambe, che è già di nuovo in tiro.
Me ne accorgo davvero solo quando avverto la prima spinta decisa del suo cazzo. Quell'asta dura e curva
mi sfrega sulla parete anteriore della vagina, stimolandomi in modo sublime e lui mi pompa i fianchi con cadenza regolare.
Prof: Ti piace? Ti piace troia?
Io: Mi piace! Mi piace Prof!
Le sue mani corrono sul mio corpo e proseguono fino al collo, di colpo sento la sua stretta, i pollici puntati sulla gola. Mi manca subito l'aria.
Odio i maltrattamenti fisici e stava per scattare la ribellione quando lui: Non voglio farti male, l'anossia aumenta l'orgasmo, fidati, lasciami fare..
Gli occhi mi lacrimano sento la necessità di ossigeno e di colpo le sensazioni che mi da il suo cazzo si moltiplicano, mi esplode nella figa una girandola di fuochi d'artificio che cala d'intensità ogni volta che lui allenta la stretta dei pollici per farmi riprendere aria e riesplode quando ricomincia a soffocarmi.
Io, impazzita di piacere: Godo! Mio Dio come godo! Sìììììììììììì
Lui, ansimando: Sì anch'io, sìììì
Ma con mia somma frustrazione dopo altri due o tre colpi lui lo toglie dalla mia passera per eruttare un secondo fiume di sperma sulla mia pancia.
Io: Nooooo! cazzo! Non toglierlo!
Ma ormai era troppo tardi.
Prof: Mi spiace... non sapevo se potevo...
Io ero riversa sulla scrivania ad occhi chiusi e così pensavo di restare per ore poi però sento la pressione di un suo dito, umido, premere sulle mie labbra. Naturalmente le schiudo e le succhio, sanno di sperma, e mi accorgo che lui con calma puccia le punte delle dita nella piccola pozza che si è formata nel mio ombelico e poi me le porge.
Prof: Devi dare l'esame alla prossima tornata.
Io: Perché? ho ancora un paio d'anni davanti.
Prof: pensavo avessi afferrato il concetto di percezione, quello che abbiamo fatto non può continuare ne ripetersi finché sei una mia studentessa. Dai quel cazzo di esame.
Io, Dopo avergli succhiato voluttuosamente l'indice: Come se l'avessi già fatto Prof.
 
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